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Il cavatore di Tartufi

A notte fonda parte il cavatore
con il suo cane a fianco,
la vanghetta al collo
e il grigio tascapane al dorso appeso,
ove il desinare del giorno ei pone,
per sé e il suo inseparabile compagno.

Chilometri di strade e di sentieri
al buio al sole alla nebbia
alla pioggia al vento
ad ogni intemperie sempre,
in salita in discesa in piano
fra rovi e spini e fratte
erba bagnata e fango…
percorre ogni dì il cavatore…
tra querceti pioppi e tartufigene piante,
dove il pregiato tubero nasce e cresce.

All’albeggiar comincia il suo lavoro
paziente tenace assiduo.
Con insistenti richiami esorta il cane
con suoni irripetibili suoni prodotti
tra la lingua ed il palato…
intervallando spesso con: “ Dai, Bobi!
Qua, Bobi!”, allorché il cane accenna
d’avere il profumo del tartufo fiutato.

Momento cruciale è questo…
il più esaltante…
In ginocchio si mette il cavatore
dove il cane annusa e con foga “ raspa”
e con la sua paletta, detta normalmente “arella”,
sonda pian piano il terreno
senza danneggiar l’eventuale tesoro,
nero o bianco piccolo o grande
e l’individuarlo appena è il momento
più entusiasmante.

Subito un pezzo di pane al cane appronta
e sollecito allontana,
perché non lo danneggi col frenetico raspare.

Lo prende il cavatore tra le mani
e con abile mossa delle dita
scrarnifica dal tubero il terriccio…
lo riguarda… odora… e l’accarezza…
furtivo e lieto nel tascapan ripone.

Ricomincia e prosegue il suo cammino
qua e là vagando fino a tarda sera,
quando appagato e stanco
al suo focolare fa ritorno
e con un abbozzato sorriso
il suo tesoro in un cestino di vimini ripone .

(di Peretti Giuseppe)

Source: http://www.andareatartufi.com

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