Visita al Molino Vagnarelli… da Flipp.

Sul fiume Candigliano, poco a monte della confluenza col fiume Biscubio, è situato il Mulino di Piobbico. Anche se attualmente non funzionante, è ancora integro nella parte dei macchinari. Possiede tre macine e, in aggiunta, un sistema di martelli per battere la canapa e il lino ed estrarne la fibra.

Oggi, Sabato 19 Dicembre 2015 alle ore 10:45 , ci siamo ritrovati qui, per terminare il Master sul Polentone alla carbonara.

La lezione odierna, è tenuta dal Prof.Sante Fini.

Partiamo dalla storia del Mulino o meglio da una domanda:
a cosa serve il Mulino???
Un attimo di silenzio, poi la precisazione rassicurante del Professore:
Non preoccupatevi non è un’interrogazione!
A macinare!…risponde qualcuno.
Certo! risponde il Professore.
Ma il mulino, è stato in realtà molto di più e cioè, il motore economico e sociale dall’anno 1000 all’anno 1800 in tutta Europa, la macchina che ha fatto progredire l’intera civiltà.
Questo strumento, che serviva ad attivare la macina, ha mostrato l’incredibile e sorprendente forza dell’acqua, grazie alla cui potenza, si poteva fare di tutto.
Si inizio così, ad aggiungere alla ruota del mulino qualche altro elemento, che non serviva propriamente per macinare, ma per mettere in azione la guantiera (macchina per battere le stoffe) con albero a camme; sostituendo altri pezzi, martelli con chiodi, si potevano macerare gli stracci per fare la carta; o ancora, martelli con pestelli, venivano all’occorrenza inseriti, per la preparazione della polvere da sparo; e infine, Magli enormi, per lavorare il ferro.
Il mulino, è stato una grande industria e fondamentale risorsa per l’uomo.
La fine del mulino ad acqua, è avvenuta negli anni 50-60, con le persone che hanno gradualmente abbandonato le campagne.
A Scalocchio, nei due fossi vicino a Piobbico, c’erano ben 10 mulini, questo perché non avendo mezzi di trasporto, non era facile trasportare con il biroccio nei terreni sconnessi i prodotti e, a tal proposito, veniva in aiuto la reggia, una slitta trascinata dai buoi.

 

Ma entriamo più nello specifico.
Un mulino ad acqua o mulino idraulico, è un impianto destinato ad utilizzare l’energia meccanica prodotta dalla corrente di un corso d’acqua, condotta alla ruota del mulino, tramite opportuna canalizzazione.
ll suo sviluppo, è avvenuto parallelamente alla fine della schiavitù, a partire dal IX secolo: l’utilizzo dell’energia idraulica, al posto di quella animale o umana, permise un aumento della produttività senza precedenti nell’antichità (l’energia prodotta da ciascuna ruota di un mulino ad acqua può macinare 150 kg. di grano in un’ora, l’equivalente del lavoro di 40 schiavi), ma nel nostro piccolo paese, come d’usanza, il lavoro della macina delle farine era destinato alle donne, mentre gli uomini lavoravano nei campi.
Riguardo il meccanismo di trasmissione della ruota idraulica, la macina è situata al piano superiore,
e, generalmente, l’acqua viene deviata da un fiume o da un bacino e condotta alla turbina o alla ruota idraulica, attraverso un canale o una tubazione. La forza del movimento dell’acqua, unità all’effetto delle pale di una ruota o turbina, determina la rotazione dell’asse, che aziona gli altri macchinari del mulino. L’acqua, lasciando la ruota o la turbina, viene drenata attraverso un canale di coda, che può fungere anche da canale di testa, per un’altra turbina di un altro mulino. Il passaggio dell’acqua, è controllato da paratoie, che consentono la manutenzione ed una minima misura di controllo delle inondazioni; grandi complessi di mulini, possono avere decine di chiuse di controllo e complicate canalizzazioni interconnesse, che alimentano più edifici e processi industriali. In alcuni impianti, l’acqua destinata al funzionamento degli stessi, era trasportata da un canale e conservata in un serbatoio adiacente al mulino.

I mulini ad acqua, possono essere suddivisi in due tipi: uno, con una ruota idraulica orizzontale o trecina, appoggiata nella nottola, che permetteva alla ruota idraulica di stare in equilibrio e di girare su un asse verticale; e l’altro, con una ruota verticale su un asse orizzontale. I più antichi, sono mulini orizzontali, in cui la forza dell’acqua, colpendo una ruota a pale semplice, posta orizzontalmente in linea con il flusso della corrente, faceva ruotare la pietra della macina, che era collegata direttamente all’asse di rotazione, attraverso un ingranaggio.

Il Mulino Vagnarelli, il Mulino di Piobbico, è dotato della ruota idraulica orizzontale.

La cosa che più mi ha colpito, per non dire commosso, di questa visita, è stata rimettere piede in un ambiente oserei dire mistico, carico di storia, tradizioni, poesia, fatica e sudore; un ambiente magico, dove da piccolo venivo a comprare la farina di granturco con mio padre, farina che serviva per preparare il Polentone alla carbonara nelle domeniche di festa.

L’odore del mulino, gli attrezzi, la giubba e il mitico camice di Flipp, sempre uguali; un salto nel passato suggestivo ed emozionante, dopo trent’anni che non vedevo più questo luogo, davvero straordinario.

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